Entries from Gennaio 2012 ↓

Emanuele Rossi al Forum dei Comuni Per i Beni Comuni

Sabato 28 gennaio si terrà a Napoli il Forum dei Comuni per i Beni Comuni un appuntamento lanciato dal sindaco di Napoli De Magistris e promosso da vari amministratori italiani. E’ un’iniziativa che mira a coordinare i vari comuni italiani su una piattaforma di valori e prospettive politiche condivise incentrate sulla tematica dei Beni Comuni. Il momento d’incontro è basato sull’ampia partecipazione di amministratori locali,mondo dell’associazionismo, movimenti e singole soggettività che si confronteranno sulla necessità di una reale alternativa politica, dal basso, allo strapotere del mondo finanziario e alle politiche di austerity imposte dalla BCE. La convinzione profonda che guiderà la discussione sarà quella della valorizzazione di una democrazia rigenerata,incentrata non più sul concetto del liberismo economico e della privatizzazione ma sulla tutela dei diritti indisponibili propri di ogni essere umano. Gli argomenti che saranno trattati saranno molteplici : verrà analizzato il ruolo del Comune che è l’ente locale più prossimo al cittadino e vittima dei tagli ai trasferimenti nazionali con la conseguente riduzione dei servizi essenziali alla comunità. Innanzitutto è necessario che le amministrazioni locali lavorino per cessione di sovranità, ciò significa far partecipare attivamente la cittadinanza alle scelte, diventare cioè un laboratorio di democrazia diretta e partecipazione. Solo collettivamente si può uscire dalla crisi. E’ evidente che in questo momento di difficoltà i Comuni devono porre al centro delle loro scelte programmatiche la difesa del pubblico contro le privatizzazioni forzate, contro le restrizioni del patto di stabilità, per la salvaguardia del lavoro e la tenuta del reddito dei cittadini, per la tutela dei migranti e lo sviluppo realmente sostenibile del territorio. La scelta dell’attuale amministrazione napoletana di trasformare l’s.p.a. che gestiva il servizio idrico in un’azienda pubblica sta rendendo concreta la volontà referendaria espressa da 27 milioni di cittadini che non deve essere assolutamente cancellata. Siamo dalla parte dei movimenti dell’acqua che ancora si battono per l’acqua bene comune.

L’obiettivo dell’incontro di Napoli, al quale parteciperò, è quindi quello di creare una Rete tra i territori che pone al centro la tutela dei Beni Comuni e del cittadino, ridare una dignità e un’autonomia al pubblico contro le privatizzazioni e le decisioni imposte dall’alto.

 

Emanuele Rossi – Consigliere comunale

No al “Modello Marche” per Fabriano. Chi ha fallito non può continuare a gestire la nostra città!


La grave crisi occupazionale che sta investendo il nostro territorio deriva, oltre che da fattori mondiali come il fallimento del liberismo economico e la crisi della finanza globale, anche da cause tutte locali figlie di tanti anni di incapacità e di narcisismo da parte dei vertici della nostra classe politica e imprenditoriale.
L’attenzione deve essere massima perché oggi Fabriano è ad un punto di svolta. Non possiamo più continuare ad affidare il nostro destino di comunità unicamente ad una famiglia e alle sue linee dinastiche. Imprenditori e politici hanno usato per anni il ricatto voto-lavoro garantendo così la continuità del loro potere, ma oggi la crisi economica, la perdita di posti di lavoro e la conseguente caduta del reddito dei cittadini mostra drammaticamente il fallimento di queste politiche e l’impossibilità oggettiva di ripeterle. Svegliamoci.
Il Modello Marche, lo scellerato accordo PD-UDC, rappresenta la volontà di restaurazione della vecchia classe dirigente e politica fabrianese. Il Partito Democratico, seguendo direttive di vertice, sembra optare per un accordo con gli “autori dello sfascio”, vanificando così la possibilità di un centrosinistra aperto alle primarie. Sceglie la conservazione rinunciando così di fatto al rinnovamento sia di contenuti programmatici sia di personale politico.
I cittadini non devono più essere presi in giro. In questo panorama di grave crisi economica, politica e sociale il diffuso mondo che guarda ad un’alternativa a sinistra deve necessariamente ritrovare un’unità nelle lotte, nei contenuti e anche nella prospettiva.
Oggi non necessitiamo né di retorica, né di imbarazzanti balletti sui giornali: come politica dobbiamo essere chiari con la cittadinanza e proporre idee per il futuro del territorio che siano rese fattibili da una fitta rete di competenze ed esperienze. La politica verso cui dobbiamo guardare per dare voce ad una vera alternativa per il territorio fabrianese deve essere incentrata sul concetto di “bene comune”. Leggere la realtà con quest’ottica per me significa molte cose: se si considera l’acqua un bene indisponibile alle logiche del mercato, si dovrebbe pensare ad un’uscita dalla Multiservizi s.p.a e ad una gestione realmente pubblica del servizio idrico da parte del nostro comprensorio, attraverso la creazione di un’Azienda Pubblica che mai chiuderebbe i rubinetti alle famiglie in difficoltà. Il nostro territorio deve essere preservato e valorizzato e non più essere soltanto vittima della cementificazione; al tempo stesso la nostra salute deve essere tutelata dalle varie forme di inquinamento che affliggono Fabriano (l’irrisolto problema del TCE, lo stato di salubrità del Giano, l’elettrosmog). Infine considerare il lavoro un “bene comune” significa non lasciare indietro nessuno. Che in Consiglio Comunale venga richiesto di conoscere i criteri con cui sono state fatte le assunzioni da parte di Porcarelli non è un problema di attribuzioni di competenze, anzi è doveroso che venga fatto perché stiamo parlando di tanti soggetti che rimarranno esclusi e che hanno diritto ad una vita dignitosa che il pubblico, cioè il Comune, deve naturalmente aiutare e sostenere. E’ necessario creare nuova occupazione, aiutare le piccole e medie imprese a crescere, fare un serio Piano Casa, investire sulle energie realmente alternative e sui finanziamenti europei per progetti inerenti arte, cultura e turismo come fanno tantissimi comuni italiani. Su queste cose siamo indietro.
Queste sono solo alcune, ma le idee per un’alternativa devono crescere e svilupparsi secondo due direttive principali: la partecipazione e la competenza. Non basta pensare un nuovo modello di sviluppo: ad esso bisogna dare le fondamenta e renderlo concreto. Sono tantissimi i giovani fabrianesi che nel corso della loro vita hanno studiato e sviluppato competenze ad alto livello su vari ambiti, molti i ragazzi laureati disoccupati e precari. E’ necessario che queste soggettività si mettano in rete in modo da avere un ampio spettro di competenze su vari ambiti. La spinta verso il cambiamento necessità di immaginario e di concretezza nel medesimo tempo.
Il modello Spacca-Viventi si colloca totalmente fuori queste prospettive di rinnovamento.
E’ necessario che i soggetti e i gruppi politici dell’ex centrosinistra che rifiutano un accordo centrista e conservatore si uniscano velocemente in un progetto comune, per dare un’alternativa politica e sociale a questa città.

Emanuele Rossi, Consigliere comunale – Fabriano

A.Merloni, Comitato dei lavoratori a Marini e Riommi: rifiutano il confronto

Il Comitato dei Lavoratori dell’A.Merloni di Nocera Umbra e Fabriano si è fatto promotore di un’assemblea autoconvocata dei lavoratori/ci che non sono stati riassunti dalla società J.P Industries tenutasi lo scorso 28 Dicembre al Circolo “Acli” di Colle di Nocera Umbra, per discutere sulle vicende legate alla nuova acquisizione della J.P e sulle prospettive future per tutti coloro che sono stati esclusi.

All’affollatissima assemblea erano presenti i vari sindaci del territorio, assessori e S.E. Monsignor Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, Gualdo Tadino e Nocera Umbra; hanno invece declinato l’invito la Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, e l’assessore allo sviluppo economico Vincenzo Riommi, rifiutando per l’ennesima volta il confronto con i lavoratori della Merloni e dopo aver gestito insieme ai sindacati confederali questa vicenda, secondo noi nel peggiore dei modi sin dall’inizio.

Oggi ci ritroviamo con oltre 1500 famiglie senza lavoro ma in compenso è stato permesso a quel manovratore che in questi anni è riuscito a non farla rilevare a nessun’altro imprenditore (Cinesi e Iraniani che avevano persino versato una cauzione di 2 milioni di euro), di riprendersi tutti gli stabilimenti con un piano industriale insufficiente sotto ogni punto di vista e ora, dopo i sindacati, anche le Istituzioni regionali si sottraggono alle proprie responsabilità.

All’assemblea circa trecento lavoratori/sono intervenuti per esprimere il forte dissenso rispetto ai criteri adottati per le nuove assunzioni, il dibattito non si e’ incentrato sul diritto di lavorare portando a fare una guerra tra poveri, ma piuttosto si e’ ragionato sulle prospettive future: il Comitato si chiede come mai sono state tagliate fuori figure professionali importanti che di fatto servirebbero ad una ripartenza o perché non salvaguardare monoredditi (portando ad un massacro di un tessuto sociale già messo a dura prova da una crisi devastante) e qual e’ la logica della nuova proprietà che ha tagliato i costi dei lavoratori piuttosto che valorizzarne l’esperienza.

Critici rispetto alle scelte delle organizzazioni sindacali di firmare contratti al ribasso che azzerano diritti acquisiti finora, sconcertati perché si firmano accordi che in altre aziende (vedi Fiat) ci sono lavoratori in lotta per bocciarli.

Il Comitato dei Lavoratori pertanto ritiene che i lavoratori esclusi debbano avere lo stesso diritto di essere tutelati dei lavoratori assunti e che la RSU dei vari stabilimenti non abbia più questo ruolo; per questo motivo ha chiesto ai partecipanti dell’assemblea il mandato di far parte del tavolo delle trattative da qui alla fine della vicenda, con la presenza di lavoratori scelti come rappresentanti nel proprio comune legato alla Merloni. In attesa di risposta relativa alla richiesta avanzata porgiamo distinti saluti.

Comitato dei Lavoratori A.Merloni di Nocera Umbra e Fabriano
i portavoce Gianluca Tofi, Barbara Imperiale