No al “Modello Marche” per Fabriano. Chi ha fallito non può continuare a gestire la nostra città!


La grave crisi occupazionale che sta investendo il nostro territorio deriva, oltre che da fattori mondiali come il fallimento del liberismo economico e la crisi della finanza globale, anche da cause tutte locali figlie di tanti anni di incapacità e di narcisismo da parte dei vertici della nostra classe politica e imprenditoriale.
L’attenzione deve essere massima perché oggi Fabriano è ad un punto di svolta. Non possiamo più continuare ad affidare il nostro destino di comunità unicamente ad una famiglia e alle sue linee dinastiche. Imprenditori e politici hanno usato per anni il ricatto voto-lavoro garantendo così la continuità del loro potere, ma oggi la crisi economica, la perdita di posti di lavoro e la conseguente caduta del reddito dei cittadini mostra drammaticamente il fallimento di queste politiche e l’impossibilità oggettiva di ripeterle. Svegliamoci.
Il Modello Marche, lo scellerato accordo PD-UDC, rappresenta la volontà di restaurazione della vecchia classe dirigente e politica fabrianese. Il Partito Democratico, seguendo direttive di vertice, sembra optare per un accordo con gli “autori dello sfascio”, vanificando così la possibilità di un centrosinistra aperto alle primarie. Sceglie la conservazione rinunciando così di fatto al rinnovamento sia di contenuti programmatici sia di personale politico.
I cittadini non devono più essere presi in giro. In questo panorama di grave crisi economica, politica e sociale il diffuso mondo che guarda ad un’alternativa a sinistra deve necessariamente ritrovare un’unità nelle lotte, nei contenuti e anche nella prospettiva.
Oggi non necessitiamo né di retorica, né di imbarazzanti balletti sui giornali: come politica dobbiamo essere chiari con la cittadinanza e proporre idee per il futuro del territorio che siano rese fattibili da una fitta rete di competenze ed esperienze. La politica verso cui dobbiamo guardare per dare voce ad una vera alternativa per il territorio fabrianese deve essere incentrata sul concetto di “bene comune”. Leggere la realtà con quest’ottica per me significa molte cose: se si considera l’acqua un bene indisponibile alle logiche del mercato, si dovrebbe pensare ad un’uscita dalla Multiservizi s.p.a e ad una gestione realmente pubblica del servizio idrico da parte del nostro comprensorio, attraverso la creazione di un’Azienda Pubblica che mai chiuderebbe i rubinetti alle famiglie in difficoltà. Il nostro territorio deve essere preservato e valorizzato e non più essere soltanto vittima della cementificazione; al tempo stesso la nostra salute deve essere tutelata dalle varie forme di inquinamento che affliggono Fabriano (l’irrisolto problema del TCE, lo stato di salubrità del Giano, l’elettrosmog). Infine considerare il lavoro un “bene comune” significa non lasciare indietro nessuno. Che in Consiglio Comunale venga richiesto di conoscere i criteri con cui sono state fatte le assunzioni da parte di Porcarelli non è un problema di attribuzioni di competenze, anzi è doveroso che venga fatto perché stiamo parlando di tanti soggetti che rimarranno esclusi e che hanno diritto ad una vita dignitosa che il pubblico, cioè il Comune, deve naturalmente aiutare e sostenere. E’ necessario creare nuova occupazione, aiutare le piccole e medie imprese a crescere, fare un serio Piano Casa, investire sulle energie realmente alternative e sui finanziamenti europei per progetti inerenti arte, cultura e turismo come fanno tantissimi comuni italiani. Su queste cose siamo indietro.
Queste sono solo alcune, ma le idee per un’alternativa devono crescere e svilupparsi secondo due direttive principali: la partecipazione e la competenza. Non basta pensare un nuovo modello di sviluppo: ad esso bisogna dare le fondamenta e renderlo concreto. Sono tantissimi i giovani fabrianesi che nel corso della loro vita hanno studiato e sviluppato competenze ad alto livello su vari ambiti, molti i ragazzi laureati disoccupati e precari. E’ necessario che queste soggettività si mettano in rete in modo da avere un ampio spettro di competenze su vari ambiti. La spinta verso il cambiamento necessità di immaginario e di concretezza nel medesimo tempo.
Il modello Spacca-Viventi si colloca totalmente fuori queste prospettive di rinnovamento.
E’ necessario che i soggetti e i gruppi politici dell’ex centrosinistra che rifiutano un accordo centrista e conservatore si uniscano velocemente in un progetto comune, per dare un’alternativa politica e sociale a questa città.

Emanuele Rossi, Consigliere comunale – Fabriano